Commemorazione di,Gianpaolo MORA, classe 1928, nome di caccia Daino

M.A.S.C.I. dell' Emilia-Romagna

Parecchi anni sono passati dall'inizio dello scoutismo clandestino.
GIANPAOLO MORA, classe 1928, nome di caccia Daino, entra nello scautismo a Parma nel 1941 invitato dal Cappellano della parrocchia di San Sepolcro Don Ennio Bonati (1915 – 1950), amico fraterno di mons. Andrea Ghetti (Baden).
Il 15 agosto 1941 durante il campo estivo in Val Codera pronuncia la sua Promessa Scout ed entra a far parte delle Aquile Randagie a pieno titolo.
..Essere Aquila Randagia fu una scelta che richiese coraggio ed espose a rischi. La fedeltà delle Aquile Randagie allo Scoutismo di B.P. fu la volontà di preservare, nell'ottenebramento generale dei valori, i principi di libertà, responsabilità e coerenza morale che lo Scoutismo afferma.....
Nel 1945 terminato il conflitto bellico, Gian Paolo è fra i capi e gli Assistenti Ecclesiastici che a Parma ricostruiscono l'ASCI. Sempre a fianco di don Ennio fonda nell'ottobre del 1945 il Riparto Parma 3 "San Giorgio". Diverrà Capo Riparto fino al 1950, comincia, poi, ad assumere incarichi associativi e collabora con don Tarcisio Beltrame Quattrocchi, Aquila Azzurra.
Nel 1954 verrà nominato Incaricato regionale della stampa.
Nel 1958 riconsegna la tessera dell'ASCI per non coinvolgere l'Associazione in nessun modo nella sua scelta di intraprendere la carriera politica nella segreteria giovanile della DC di Parma.

Successivamente verrà nominato deputato e senatore della Repubblica Italiana.
Pur col trascorrere degli anni è rimasto sempre un convinto assertore dei valori dello scoutismo, era solito affermare, infatti “Ai giovani voglio dire che nello scautismo c’è tutto. Il servizio, l’amore per la natura, il valore delle buone azioni. E’ un’esperienza che vale la pena di vivere.” 
Allorché quest'anno a Parma si è riaperta la comunità M.A.S.CI. si è immediatamente censito, ma non ho avuto l'onore di incontrarlo è morto dopo pochi mesi.
Oltre che come Adulto scout del M.A.S.C.I. Voglio ricordarlo come Aquila Randagia e sottolineare che le Aquile Randagie hanno saputo declinare e interpretare la promessa e la legge scout in tempi molto difficili
"La promessa scout chiede di servire la Patria, ma allora la Patria diceva solo di “credere, obbedire e combattere'".
Le Aquile randagie si rifiutarono di fare ciò, ma non per questo hanno tradito la promessa, in quanto hanno messo in pratica la legge che parla di lealtà, di libertà, di fraternità e di fare del proprio meglio per vivere da uomini onesti e cittadini preparati e responsabili.

A Giampaolo Mora Aquila Randagia

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